
This young man is Alberto motherfuckin’ Moravia
Il giovane Alberto Pincherle, soprannominato Moravia, nato in una famiglia medio-borghese, iniziò a scrivere “Gli Indifferenti” mentre era in convalescenza per una tubercolosi ossea che lo costrinse a letto per poco più di un anno, durante il quale tempo si formò, passando il tempo a leggere Freud, Dostojevskij, D’Annunzio, Pirandello… ; lo pubblicò poi nel ’29, dopo che una casa editrice glielo rifiutò, e grazie ad un contributo di 5000 lire da parte di suo padre.
Veniva così pubblicato il suo primo romanzo , un capolavoro del ’900 assai rappresentativo di quell’epoca ma che purtroppo resta sempre attuale.
“Gli indifferenti” è anzitutto un romanzo esistenzialista, il primo forse, sebbene Moravia neppure lo sapesse. Egli pone inoltre in esso un’atmosfera teatrale: “Cinque personaggi e due giorni” doveva inizialmente chiamarsi il romanzo, senza contare che anche le ambientazioni sono ben definite.
E’ però anche e soprattutto una denuncia: la scrittura di Moravia è realistica, scarna, come si addice ad una denuncia di un mondo, quello borghese, che lui disprezza, odia, per la sua amoralità e passività, le quali hanno reso possibile e favorito l’ascesa di Mussolini, arrivando alfine a ritenere possibile la “normalizzazione” del fascismo: certo, a suo dire , che sia diventato anti-borghese non è problema suo, <>, ma è evidente come non gli vada esattamente a genio la mentalità dilagante in esso, uh.
Boccaccio, col suo Decameron, ci aveva mostrato i lati positivi del ceto borghese, ossia la masserizia, la capacità di salvaguardare il proprio patrimonio, e l’industria, la capacità di superare gli ostacoli posti dalla Fortuna, ma non aveva mancato di mostrare come fossero indispensabili i valori cortesi per evitare che si scadesse nell’inumanità, che le persone diventassero mere macchine calcolatrici;
ecco, i personaggi del capolavoro di Moravia, che sono ampiamente riconducibili a maschere del tipo pirandelliano, simili anche ai personaggi sveviani, dunque nati in un certo modo, e che a quel modo ritornano dopo qualsiasi peripezia capiti loro, ampliano la descrizione di Boccaccio:
Veniva così pubblicato il suo primo romanzo , un capolavoro del ’900 assai rappresentativo di quell’epoca ma che purtroppo resta sempre attuale.
“Gli indifferenti” è anzitutto un romanzo esistenzialista, il primo forse, sebbene Moravia neppure lo sapesse. Egli pone inoltre in esso un’atmosfera teatrale: “Cinque personaggi e due giorni” doveva inizialmente chiamarsi il romanzo, senza contare che anche le ambientazioni sono ben definite.
E’ però anche e soprattutto una denuncia: la scrittura di Moravia è realistica, scarna, come si addice ad una denuncia di un mondo, quello borghese, che lui disprezza, odia, per la sua amoralità e passività, le quali hanno reso possibile e favorito l’ascesa di Mussolini, arrivando alfine a ritenere possibile la “normalizzazione” del fascismo: certo, a suo dire , che sia diventato anti-borghese non è problema suo, <>, ma è evidente come non gli vada esattamente a genio la mentalità dilagante in esso, uh.
Boccaccio, col suo Decameron, ci aveva mostrato i lati positivi del ceto borghese, ossia la masserizia, la capacità di salvaguardare il proprio patrimonio, e l’industria, la capacità di superare gli ostacoli posti dalla Fortuna, ma non aveva mancato di mostrare come fossero indispensabili i valori cortesi per evitare che si scadesse nell’inumanità, che le persone diventassero mere macchine calcolatrici;
ecco, i personaggi del capolavoro di Moravia, che sono ampiamente riconducibili a maschere del tipo pirandelliano, simili anche ai personaggi sveviani, dunque nati in un certo modo, e che a quel modo ritornano dopo qualsiasi peripezia capiti loro, ampliano la descrizione di Boccaccio:

NO SPOILER
- Carla è una debole, che non riesce a provare veri sentimenti, e che è stanca della solita vita; si adatta passivamente a qualsiasi cosa le capiti, nella vana speranza di una nuova vita;
- Leo è colui che incarna l’inumanità borghese, anche per il suo aspetto, e fa di tutto per raggiungere i suoi scopi;
- Michele, l’ “eroe” della storia, colui che tenta di uscire dai mostruosi schemi del mondo in cui vive, dall’indifferenza che gli dilania la mente, che lo fa vivere male, ma…
- Mariagrazia, madre di Michele e Carla, pensa solo al benessere e al denaro, ed è colpevole inoltre di una grande falsità;
- Lisa, che dopo … vuole vivere una storia diversa e più pura, e non si fa scrupoli nel mostrare ciò e cercare di ottenerlo davanti a tutti (suona alquanto male detto così, ma non voglio spoilerare proprio nulla :v )
- Leo è colui che incarna l’inumanità borghese, anche per il suo aspetto, e fa di tutto per raggiungere i suoi scopi;
- Michele, l’ “eroe” della storia, colui che tenta di uscire dai mostruosi schemi del mondo in cui vive, dall’indifferenza che gli dilania la mente, che lo fa vivere male, ma…
- Mariagrazia, madre di Michele e Carla, pensa solo al benessere e al denaro, ed è colpevole inoltre di una grande falsità;
- Lisa, che dopo … vuole vivere una storia diversa e più pura, e non si fa scrupoli nel mostrare ciò e cercare di ottenerlo davanti a tutti (suona alquanto male detto così, ma non voglio spoilerare proprio nulla :v )
Sfacciataggine. Passività. Ma soprattutto indifferenza, il male tanto odiato da Gramsci. Il male peggiore, insieme all’ignoranza. Ancora oggi.
La storia inizia in medias res, ma quest’azione iniziale… resta lì, all’inizio.
I protagonisti sono degli inetti rammolliti. Solo Michele si eleva dal baratro.
Ma lo farà abbastanza?
Il libro fa pensare molto, non solo i pippamentalisti come me, ma chiunque sia dotato di intelligenza non troppo celata.
Portò Moravia alla ribalta, consentendogli di scalare le vette della letteratura, fino addirittura a farsi considerare da molti il più importante scrittore del ’900, ma in ogni caso, come già detto, quasi certamente il più rappresentativo.
La storia inizia in medias res, ma quest’azione iniziale… resta lì, all’inizio.
I protagonisti sono degli inetti rammolliti. Solo Michele si eleva dal baratro.
Ma lo farà abbastanza?
Il libro fa pensare molto, non solo i pippamentalisti come me, ma chiunque sia dotato di intelligenza non troppo celata.
Portò Moravia alla ribalta, consentendogli di scalare le vette della letteratura, fino addirittura a farsi considerare da molti il più importante scrittore del ’900, ma in ogni caso, come già detto, quasi certamente il più rappresentativo.

“Non siate indifferenti a questo articolo, comprate e leggete il mio masterpissone.”
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