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| Il cadavere del Duce appoggiato a quello dell'amante Clarice Petacci |
Il capo del fascismo. L'ultimo dittatore d'Italia. Il Duce. Quando è morto Mussolini? Ci importa saperlo perché oggi noi tutti, italiani, celebriamo una festa strettamente collegata alla sua morte.
Si tratta ovviamente della Festa della Liberazione. Essa cade il 25 aprile, ovvero l'anniversario della liberazione di Milano e Torino e dell'annuncio ufficiale via radio da parte del Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia (CLNAI) dell'insurrezione generale contro i nazifascisti e della condanna a morte dei capi fascisti. Del CLNAI faceva parte anche Sandro Pertini, che sarebbe stato Presidente della Repubblica dal '78 all'85.
Condanna a morte quindi di Mussolini. Ma lui dov'era? Ebbene, cominciamo dall'inizio della sua caduta.
In seguito all'invasione alleata dell'Italia, Mussolini combinò con Hitler un vertice, che in teoria sarebbe dovuto durare 3 giorni, dal 9 luglio al 21 luglio 1943, al fine di spiegargli come non fosse possibile per il suo Paese restare nell'alleanza e continuare la guerra. Purtroppo per il piccolo grande Benito il Führer indirizzò subito la conversazione dalla parte diametralmente opposta, mettendo il Duce alle spalle al muro. Il vertice durò tre ore e mezzo.
Durante l'incontro era inoltre venuto a sapere del bombardamento su Roma, insieme a Hitler.
Ciò lo sconvolse. Il 22 luglio ebbe un colloquio con il Re Vittorio Emanuele III, in cui gli riferì dell'incontro con il leader nazista e dellla convocazione del Gran Consiglio da lui approvata il giorno prima: naturalmente i due interlocutori concordarono sulla necessità di tirarsi fuori dal conflitto, ma con un elemento di discordanza. L'uno riteneva auspicabili le dimissioni di Mussolini; l'altro, l'interessato, no. Dello stesso avviso fu il Gran Consiglio, sulla scia della proposta di Dino Grandi. Dopo che questi tentò invano di convincere il Duce, la sera del 24 luglio ci fu una seduta segreta del Gran Consiglio in cui fu approvata la mozione Grandi: Mussolini fu privato di tutti i suoi poteri e arrestato il giorno dopo, per ordine del Re. Dopo un colloquio, fu fatto salire su di un'autoambulanza facendogli credere fosse per la sua incolumità. Era la caduta del regime fascista. Dopo la permanenza in una caserma di Roma Badoglio, il suo sostituto al governo, propose di spostarlo alla Rocca delle Caminate; proposta respinta dal prefetto di Forlì per "impossibilità di mantenere l'ordine pubblico". Venne allora spostato nell'isola di Ponza, poi, per depistare i tedeschi, sull'isola della Maddalena e alfine nell'altopiano di Campo Imperatore. Qui il 12 settembre fu liberato dal capo delle SS Otto Skorxeny. Su consiglio (consiglio che sa tanto di gentile ordine) di Hitler, creò la Repubblica Sociale Italiana (RSI). Essa era però comandata dai tedeschi, Mussolini e i suoi uomini erano autonomi solo nel campo militare.
Nell'aprile 1945 i tedeschi non hanno più bisogno di lui. Si rifugiò a Milano, da dove, il 25, partì alla volta di Como, città scarsamente partigiana e abbastanza protetta. Qui poteva attendere l'arrivo degli Alleati e consegnarsi a loro, con la garanzia di un processo internazionale, in cui sarebbe stato difficile distinguere le colpe del popolo da quelle del condottiero. Ed è per questo che i partigiani erano decisi ad eliminarlo senza indugi.
Le autorità locali furono però ostili a Mussolini & co. e pertanto se ne andarono in fretta e furia verso Menaggio e da lì a Grandola. Il 27 si unirono quindi, con ora anche l'amante Claretta e il fratello di lei, ad un convoglio di carri tedeschi diretti a Dongo. Ma, problema. C'era un posto di blocco della 52esima Brigata Garibaldi.
Si travestì allora da ufficiale tedesco ubriaco, sotto consiglio di un nazista, ma venne scoperto, disarmato ed arrestato da un partigiano, grazie alle preziose informazioni ricavate dal sacerdote cui si erano confidati alcuni partigiani. Così anche Claretta.
Il giorno dopo vennero quindi fucilati, ma la ricostruzione esatta è assai falsata dal racconto del Colonnello Valerio. Ci sono diverse incongruenze di cui tratterò stasera o domani in un altro articolo, hasta luego!

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